In alcuni paesi dell’Agordino esiste ancora l’antica tradizione di andare per le case, di buon mattino a Capodanno, augurando un felice anno nuovo, con una semplice canzoncina Bondì, bon an, a mi la bonaman e a Voi Bon Prinzipio!!!
La traduzione è molto semplice : Buongiorno, Buon anno a me qualcosa di buono (soldi e/o dolciumi) e a Voi Buon Inizio!!!!
Un tempo solo i bambini maschi potevano andare ad augurare il buon anno alle famiglie del paese, ricevendo in cambio solitamente 5 lire, di buon auspicio per l’anno nuovo che stava arrivando (raramente ricevevano dolci e frutta secca).
La tradizione del primo giorno dell’anno prevedeva anche che i “santoli ” (cioè padrino e madrina di battesimo) preparassero per il proprio “bimbo o figlioccio” la pinza, cioè una focaccia intrecciata, decorata con cioccolatini, dolci e soldi.
E tutti i nonni che ricordano ancora le antiche tradizioni e con gioia vogliono per un momento tornare bambini, cantano insieme ai nipoti Bondì, bon an, a mi la bonaman e a Voi Bon Prinzipio!!! offrendo qualche soldino come buon auspicio ai piccolini di casa!!
Oggi la tradizione rimane in pochissimi paesi agordini: tutti i bambini che conoscono la tradizione e la canzoncina, allietano la mattina del primo giorno dell’anno con la loro presenza e la loro allegria! Il più bel Augurio che si possa ricevere per il nuovo anno!!!
Nel Bellunese abbiamo testimonianza precisa sulle questue auspicatorie di capodanno e dell’Epifania attraverso gli scritti poetici dialettali del notaio bellunese Bartolomeo Cavassico, che ci dà una precisa descrizione dei contenuti e delle modalità dei riti in voga in città ai primi del ’500: la bonaman, per capodanno e il panevin per l’Epifania, entrambi ancora superstiti, pur se rarefatti nella tradizione locale. Nel componimento intitolato Dio te dae l bondì, la bonaman del Cavassico è precisamente ricordata nell’augurio, anche se non risultano evidenziate le frasi di richiesta. Ancor oggi i questuanti si presentano alle porte, di buon’ora al mattino del
capodanno, augurando Bondì, bon an, e a mi la bonaman (Belluno) e Bon an, bon dì e la bambona a mi (Alto Agordino, Laste).Le padrone di casa sperano che i questuanti siano i primi ospiti del giorno poiché certamente maschi e quindi portatori del segno di fertilità. La vista del maschio augurale è d’altronde consueta in molte altre circostanze in cui vi sia la tensione al concetto di rinnovo o ripresa (es. il primo incontro fuori casa della puerpera).
©Secco Gianluigi (Autore) – 2001 – tratto da “Canti di questua natalizi bellunesi” dal volume “Dolce felice notte…”
Prov. di Trento Ed., 2001Archivio di raccolta dati http://www.venetrad.it/