Rivamonte Agordino (Riva in ladino) è composto da numerose frazioni, sorge sul versante sud di una piccola catena di modesti rilievi (Col Alt 1527 m, Colle Armarolo 1478 m e Colle Pianezze 1176 m) che formano appunto il Poi.
“El Poi” è chiamata la zona che da Agordo, in destra orografica del torrente Cordevole, si snoda sotto le pendici del Monte Agner fino alla Croda Granda ( entrambe le cime fanno parte del gruppo Dolomiti Unesco – Pale di S. Martino) mentre a sinistra troviamo i Monti del Sole e i Feruch. El Poi prende il suo nome dalla catena di bassi rilievi ( in italiano “poggi” in ladino “poi”) che dividono i 3 comuni distribuiti lungo la valle: Voltago e Frassenè Agordino, Rivamonte Agordino e Gosaldo.
Il paese ha assunto notevole importanza (fino al 1962) per l’attività estrattiva, a fondovalle, nelle Miniere di Valle Imperina (dalle quali si estraeva pirite cuprifera e rame): le miniere si trovano all’interno del Parco delle Dolomiti Bellunesi e sono state oggetto di recuperi negli anni: si possono ammirare e visitare lungo la 203 Agordina entrando in Agordino.
A seguito della chiusura delle Miniere il paese ha vissuto gli anni dell’emigrazione: una forma è stata quella dei seggiolai o impagliatori (i contha o caregheta): tradizionale abilità degli abitanti della Valle fino a Gosaldo (oggi patrimonio Unesco).
Gli uomini furono costretti a fare gli ambulanti nel Nord Italia o all’estero tramandando questo antico sapere anche oltre frontiera.
I seggiolai, inoltre, inventarono un linguaggio in codice per parlare tranquillamente tra loro anche all’estero, senza essere capiti: questa “gergo” viene chiamato lo “scapelament del contha” e si è diffuso in tutta la Val del Poi.
La Chiesa di Rivamonte Agordino e’ intitolata a San Floriano Martire, patrono del paese, “festeggiato” il 4 maggio.
A Rivamonte però si festeggia, il 13 giugno, anche la Sagra de Sant’ Antoni ( S. Antonio da Padova) famosa in tutto l’Agordino!
E Sant’ Antonio da Padova cosa centra? Pare che la comunità di Rivamonte, nel 1600, abbia fatto un voto a Sant’ Antonio per la guarigione di un sordomuto. E da allora, il 13 Giugno, si fa gran festa in paese con i famosi gnoch co la poina ( gnocchi di patate conditi con ricotta affumicata e burro fuso). Inoltre, per tradizione, sempre, il 13 giugno si mandava il bestiame in quota (se Monteghea) e per proteggere le bestie veniva legato al campanaccio, o ai corni, un cordoncino di cotone bianco ( cordoi o spak de Sant Antoni) con un ciuffo di Lana colorato. Ancor Oggi, durante la sagra, troverete il “Cordon- spak de Sant Antoni” benedetti, che per tradizione, gli Agordini si legano al polso.
Segnaliamo uno stupendo belvedere, proprio dietro alla chiesa, da cui potrete avere uno spettacolare panorama a 360 gradi sulla conca agordina.
Da ricordare anche la bellissima leggenda dell’Om Salvarech (l’Uomo Selvatico), il saggio e selvaggio uomo coperto di muschi, licheni, erba (licopodio) e rami che vive nei boschi di Rivamonte : egli conosce i segreti della lavorazione del latte che svela agli abitanti del piccolo paese, diventando simbolo propizio per la fertilità primaverile. Provate a cercare per il paese e troverete questa bellissima immagine dell’Om Selvarech. su di un edificio
Museo dei Seggiolai
Per conoscere tutti i segreti di questo meraviglioso mestiere consigliamo di visitare il Museo dei Seggiolai, nella frazione di Tos, presso l’ex edificio scolastico.
I ÒLT DA RIVA, le antiche maschere lignee
Rivamonte è sempre stato un paese fortemente legato alle proprie origini e alle proprie tradizioni e ciò ha permesso di mantenere vitali gli antichi usi e costumi e tramandarli alle nuove generazioni. Tra queste segnaliamo quella de I ÒLT DA RIVA, la tradizione iniziata quasi un secolo fa, di scolpire dei volti lignei e di creare delle splendide maschere che vengono indossate, con abiti di un tempo, durante le festività del carnevale, le sagre e le feste sia nel paese sia durante le feste con gli altri gruppi folk ladini delle zone Dolomitiche.