2018 – graffito di 8 m.quadrati
Autore: Dunio Piccolin
Ubicazione: Sant’Andrea di Gosaldo (BL)
C’era una volta a Villa di Sant’Andrea di Gosaldo l’osteria del “barba Lia”; gli abitanti meno giovani della frazione la ricordano con nostalgia, sia per i tempi andati della loro giovinezza, sia per la vivacità che portava l’attività all’intera frazione.
A ricordo dell’osteria del Lia ora vi è un’opera artistica a graffito di 8 metri quadrati realizzata dall’artista Dunio Piccolin che sintetizza alcuni momenti di vita dell’importante attività commerciale.
E’ luogo comune sentir dire che i paesi di montagna sono spesso soggetti allo spopolamento e all’impoverimento dei servizi e un murales non ovvia a tali problemi ma ne diminuisce un po’ il degrado e colora un po’ l’animo delle persone che vi abitano o vi transitano.
E’ forse questo lo spirito della famiglia Pongan proprietaria dello stabile che ospita l’opera, cioè di rendere lo stabile più significativo ridandogli un po’ di dignità, oltre a ricordare i loro avi e la loro attività.
Elia Menegazzi, conosciuto come “barba Lia”, nei primi anni del novecento decise di costruire una casa per la sua famiglia, la moglie Amabile Bondi e i suoi otto figli. Nello stesso stabile pensò di aprire un negozio di generi alimentari con vendita di sali e tabacchi e annessa un’osteria. Nasceva così il primo centro di ritrovo del villaggio, frequentato evidentemente soprattutto da uomini: per gustare un bicchiere di vino, per leggere il giornale che arrivava da Agordo, per ascoltare la radio, per giocare a carte, a briscola e tresette e per i più bravi, a scopone o a scarabocio.
Molti furono i personaggi che assiduamente frequentavano l’osteria come ad esempio Giovanni Marcon detto “il Moro”, Alfredo Marcon detto “il Foe”, il “Codaross”, il “Tonda” e altri ancora.
E molti altri furono gli occasionali spettatori: “il Bigheran” cacciatore dei Turbai, di ritorno dalla caccia con la lepre nella giacca e con il suo cane tenuto al guinzaglio con un filo di spago, “il Rocco Gaz” col “kapel con la piuma”, di ritorno verso sera, dal roccolo di Aurine con le sfilze “de osei nel rusak”,“il Bineli” ex carabiniere con il suo bicchiere di grappa bianca e la sua solitudine, “il Toni Bondi”, colto casaro indigente, chiamato “Nara”, dal nipotino di barba Lia che bazzicava per l’osteria con l’attenzione di nonna Amabile e che dopo aver mangiato un “kadin de pasta” sussurrava “pok ma bon”.
Personaggi dalla particolare umanità e resi indimenticabili nella memoria di chi li ha conosciuti.
L’attività dell’osteria de “barba Lia” resistette oltre la sua morte, avvenuta nel 1948, chiudendo definitivamente le ”serrande” nel 1987.
Autore: Dunio Piccolin
Ubicazione: Sant’Andrea di Gosaldo (BL)
C’era una volta a Villa di Sant’Andrea di Gosaldo l’osteria del “barba Lia”; gli abitanti meno giovani della frazione la ricordano con nostalgia, sia per i tempi andati della loro giovinezza, sia per la vivacità che portava l’attività all’intera frazione.
A ricordo dell’osteria del Lia ora vi è un’opera artistica a graffito di 8 metri quadrati realizzata dall’artista Dunio Piccolin che sintetizza alcuni momenti di vita dell’importante attività commerciale.
E’ luogo comune sentir dire che i paesi di montagna sono spesso soggetti allo spopolamento e all’impoverimento dei servizi e un murales non ovvia a tali problemi ma ne diminuisce un po’ il degrado e colora un po’ l’animo delle persone che vi abitano o vi transitano.
E’ forse questo lo spirito della famiglia Pongan proprietaria dello stabile che ospita l’opera, cioè di rendere lo stabile più significativo ridandogli un po’ di dignità, oltre a ricordare i loro avi e la loro attività.
Elia Menegazzi, conosciuto come “barba Lia”, nei primi anni del novecento decise di costruire una casa per la sua famiglia, la moglie Amabile Bondi e i suoi otto figli. Nello stesso stabile pensò di aprire un negozio di generi alimentari con vendita di sali e tabacchi e annessa un’osteria. Nasceva così il primo centro di ritrovo del villaggio, frequentato evidentemente soprattutto da uomini: per gustare un bicchiere di vino, per leggere il giornale che arrivava da Agordo, per ascoltare la radio, per giocare a carte, a briscola e tresette e per i più bravi, a scopone o a scarabocio.
Molti furono i personaggi che assiduamente frequentavano l’osteria come ad esempio Giovanni Marcon detto “il Moro”, Alfredo Marcon detto “il Foe”, il “Codaross”, il “Tonda” e altri ancora.
E molti altri furono gli occasionali spettatori: “il Bigheran” cacciatore dei Turbai, di ritorno dalla caccia con la lepre nella giacca e con il suo cane tenuto al guinzaglio con un filo di spago, “il Rocco Gaz” col “kapel con la piuma”, di ritorno verso sera, dal roccolo di Aurine con le sfilze “de osei nel rusak”,“il Bineli” ex carabiniere con il suo bicchiere di grappa bianca e la sua solitudine, “il Toni Bondi”, colto casaro indigente, chiamato “Nara”, dal nipotino di barba Lia che bazzicava per l’osteria con l’attenzione di nonna Amabile e che dopo aver mangiato un “kadin de pasta” sussurrava “pok ma bon”.
Personaggi dalla particolare umanità e resi indimenticabili nella memoria di chi li ha conosciuti.
L’attività dell’osteria de “barba Lia” resistette oltre la sua morte, avvenuta nel 1948, chiudendo definitivamente le ”serrande” nel 1987.