La Vècia Popa de Agort è un’antica tradizione che si svolge a metà quaresima nel comune di Agordo.
Questa tradizione si può far risalire agli antichi riti del fuoco diffusi in tutta Europa: il fuoco era propiziatorio per i raccolti, si facevano previsioni sui raccolti e sull’andamento della stagione estiva, ma era anche elemento purificatore per tutti coloro che si trovavano attorno a esso.
A questo sentire appartiene il rito del falò diffuso in larga parte nell’Italia nord-orientale, il quale presenta aspetti di chiara derivazione pagana e altri di derivazione cristiana, che concorrono entrambi al raggiungimento del fine che più sta a cuore all’uomo contadino: poter ottenere una buona annata di raccolto.
«L’uso di accendere dei falò, saltarvi sopra e condurre il bestiame fra le fiamme o attorno ad esse, sembra essere stato praticamente universale nel vecchio continente; e lo stesso vale per le processioni e le gare di corsa con le torce ardenti nei campi, nei frutteti, nei pascoli o nelle stalle. […] le varie feste del fuoco presentano notevoli analogie; come pure i benefici che la gente se ne aspetta. Sia che prenda la forma di falò accesi in determinati luoghi, che di torce portate da un posto all’altro, o di ceneri e tizzoni, il fuoco è visto come un mezzo per far prosperare campi, uomini, e bestie, tanto in senso positivo, stimolando la crescita e la salute, quanto in senso negativo, allontanando pericoli e calamità come fulmini, incendi, ruggine, muffa, parassiti, sterilità, malattie e, non da ultimi, sortilegi».
JAMES GEORGE FRAZER, Il ramo d’oro, CAPITOLO LXII, Torino, Boringhieri, prima edizione maggio1992; ed. originale The Golden Bough, London, Macmillan, 1922, p. 675.
La Vecia Popa è una tradizione che può essere inserita tra le tradizioni del nord Italia del “Brusa la Vecia”: i contadini bruciavano i resti dell’inverno ( rami secchi, foglie morte e sterpaglie) per trasformarli in cenere, utilizzata come concime per i campi prima della semina. Durante il falò si osservavano la direzione di fumi e faville per “prevedere” l’andamento del raccolto.
Ecco che “la Vecia” – la Vecchia” rappresenta nell’immaginario collettivo l’anno appena terminato: si brucia il ” vecchio”, il marcio, le situazioni negative…sperando possa essere di buon auspicio per l’anno nuovo.
Anche il periodo in cui viene bruciata la “Vecia Popa” è molto importante: la Quaresima rappresenta 40 giorni di digiuno e penitenza, dopo le frivolezze e gli eccessi del Carnevale. Ecco, quindi, che questo giorno di festa, a metà Quaresima, rappresenta uno strappo alla regola, una giornata in cui “sfogarsi” e non seguire le strette regole dettate dalla Chiesa.
La vècia, più o meno in tutta l’area romanza dal Portogallo alla Slovenia, veniva, a mezza quaresima o a fine carnevale, segata a metà, simboleggiano la Quaresima che viene interrotta (segata) a metà.
JAMES GEORGE FRAZER, Il ramo d’oro, CAPITOLO LXII, Torino, Boringhieri, prima edizione maggio1992; ed. originale The Golden Bough, London, Macmillan, 1922, p. 675.
La Vecia Popa ( traduzione la Vecchia bambina) è un grande fantoccio con fisionomia di una vecchia signora ,costruito su di un carro: indossa abiti fatti di stracci, ha fianchi e seno importanti, naso adunco e, solitamente, porta un fazzoletto sulla testa.
Ricorda molto la figura delle Befana, che in alcune tradizioni viene bruciata all’Epifania: ricordiamo, in Agordino, la Donàcia a Laste di Rocca Pietore, le Donàze a Colle Santa Lucia, Vecia Redosega (Termine è usato nel centro Cadore, in Valbelluna e in Alpago. Il termine Redò§ega (anche Rèina Dóde§e, Aredòde§a) pare legata al nome Erodiade che attinge con probabilità a Hera-Diana, divinità femminile legata anche al mondo degli inferi di cui era sovrana.© Secco Gianluigi 2001 – AUTORE – Mata ) o Vecia Marantega ( Il termine, forse derivante da mater antiqua, è in uso prevalentemente in Valbelluna e nel Feltrino, come pure a Venezia © Secco Gianluigi 2001 – AUTORE – Mata).
La Vecia Popa vive sotto il Framont e passa l’anno osservando quello che succede in Agordino.
La Vecia Popa scende dalla Val di Frela a metà Quaresima sul Broi, lo splendido spazio verde che caratterizza la piazza di Agordo, capoluogo delle Vallate Agordine. Tipica la sfilata per le vie del paese: i partecipanti spesso si vestono in maschera, come a Carnevale.
La Vecia Popa legge il suo testamento prima di essere bruciata: non manca di “sgridare” bonariamente gli abitanti e gli amministratori Agordini per le cose ed eventi negativi accaduti durante l’anno precedente… lasciando comunque la speranza per un anno migliore.
Edizione 2022
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Testo di Elisa Manfroi
Bibliografia
www.wikipedia.it
© Secco Gianluigi 2001 – AUTORE – Mata
http://www.venetrad.it/
Fuochi di Pasquetta, Panevin – (Usanze ed Eventi – RITI E TRADIZIONI) SAGGIO (Ord. n° 2) tratto da: VIRTUALE – “I CANTI DEL PAN E VIN” |