Le origini della Zinghenesta

La  grande tradizione carnevalesca canalina è perdurata fino al 1915, anno dello scoppio della prima guerra mondiale e per ovvi motivi non è stata poi riproposta negli anni  appena successivi.

Esistono due testimonianze relative al grande Carnevale di Canale d’Agordo: quella di E. Luciani e quella di  E. Casal ( 1890 circa)

Il Grande Carnevale secondo Eduardo Casal

Il personaggio del Matèl rimane invariato rispetto a quello “ricordato dal Luciani: i Matièi erano solitamente 6 accompagnati da 3 Lachè. Anche il Paiazo (pagliaccio) non subisce variazioni  e viene descritto “tutto nastri e fiori“.

Il personaggio della Zinghenesta ( eletta Regina della festa) subisce alcune trasformazioni .L’abito era era così composto :un corsetto bianco, stretto sotto il seno da fazzoletti colorati che fungono da cintura a fascia larga. Gonna ampia, adatta al ballo: dalla cintura (fatta anch’ essa con fazzoletti variopinti) scendevano numerosi e variopinti fazzoletti (foulards), dono degli spasimanti, campanellini e gioielli. Calzettoni colorati a strisce bianchi e rossi e ai piedi i tradizionali “scarpet”. Sonagli tra le mani, alle caviglie e ai polsi, e tantissimi nastri colorati nei capelli. La descrizione della Zinghenesta del Casal è stata rappresentata e disegnata da A. Fiabane, come potete vedere dalla litografia quì sotto riportata.

Carnevale Agordino-La Zinghenesta Originale

Carnevale Agordino-La Zinghenesta Originale -Litografia di  Fiabane

Ricordiamo, inoltre, che nella prima metà dell’ 800, molto probabilmente, le donne non potevano essere  le vere protagoniste di una rappresentazione carnevalesca, a causa della cultura radicata in quegli anni.

Nel 1847, sotto il dominio asburgico, nacque a Forno Canale la prima birreria d’Italia : molto probabilmente, mastri birrai provenienti alla Baviera aiutarono l’allora proprietario, GiovanBattista Zannini, nell’avviamento della birreria… Birra, Baviera … e Oktoberfest (festeggiamenti già a partire dal 1810!). Salta subito alla mente una similitudine dell’abbigliamento descritto da Casal con l’abbigliamento delle Cameriere della festa della birra più famoso al mondo, l’ Oktoberfest: camicetta bianca con corpetto incrociato  e gonna colorata con grembiule. Quello che adesso tutti come conosciamo come Dirndl, il vestito tradizionale.

La Zinghenesta- Le Origini

La Zinghenesta- Le Origini – Vestito tradizionale Oktoberfest

C’è, anche da ricordare, che a a partire dall’anno 1860, con Don Antonio della Lucia, il paese di Forno Canale fu sede di importanti novità come la nascita della prima Latteria Cooperativa (1872), le Biblioiteche “circolanti” tra i paesi di Forno Canale, Caviola e Vallada e non meno importante, l’impegno di Don Antonio per la tutela dei diritti delle donne. Non sembra quindi impossibile la trasformazione del personaggio della Zinghenesta in “attrice” principale del Carnevale canalino.

Infine, ricordiamo che “Zinghen”, in Agordino significa Zingaro: anche l’abbigliamento descritto parrebbe molto simile all’abbigliamento per antonomasia delle zingare: gonna ampia colorata, accessori dorati in vita e al collo. Insomma, uno stile gitano, oggi definito gypsy, anche nell’atteggiamento frivolo durante i balli. Noi ce la immaginiamo più o meno così!

Ancora oggi la frase ” tes vestida come na zinghena” ( sei vestita come una zingara) sta a significare “sei vestita male o comunque non segui i canoni dell’abbigliamento tradizionale” insomma “sei vestita strana rispetto a quello cui si è abituati”.

Terminavano il corteo i Puster con maschere spaventose e  abiti sgualciti, simbolo della vecchiaia e del tempo passato. (Pustèr o Pustèrn in dialetto significa luogo in cui non batte il sole, oscuro e freddo.)

Una maschera presente nelle testimonianze del “Tita dei Meni “è il Ber (o Ver), rappresentato nella bellissima Litografia di A. Fiabane

Carnevale Agordino-Ver o Ber de la Zinghenesta

Carnevale Agordino-Ver o Ber de la Zinghenesta -Litografia di Antonio Fiabane

Ber – Maschera con un alto cappello allungato e peloso, viso annerito dal carbone e vestito con pelli di capra e/o pecora dalla testa ai piedi (come calzature porta un paio di zoccoli di legno). Porta campanacci e/o grandi sonagli che fa risuonare con salti e andatura marciante. In mano un ramo di frassino con le gemme, che percuote per “risvegliare” l’erba. E’ molto simile al personaggio del Rollate di Sappada.

Ancora oggi lo possiamo vedere nella sfilata della Zinghenesta, a differenza dell’originale porta una maschera lignea, ma il suo significato è rimasto il medesimo.

Carnevale Agordino- El Ber de La Zinghenesta

Carnevale Agordino- El Ber de La Zinghenesta foto di Moira Manfroi

Nel primo pomeriggio, al segnale di un Corno, il martedì grasso, cominciava la mascherata: per le strade di Forno Canale (oggi Canale d’Agordo), come per magia, comparivano i 6 Matiei accompagnati dai 3 Lachè e dal Pagliaccio (Paiazo): tutti insieme si dirigevano alla casa della designata Regina della Festa: la Zinghenesta. Da quì partiva il corteo con il Pagliaccio saltellante, tre Matiei con tre Lachè, la Zinghenesta, seguita dai Puster e dagli altri 3 Matiei. La fine del Corteo era rappresentata da un gruppo di 20- 25 Assassini (sasign) con maschere di legno dall’espressione cattiva, a coprire il viso accompagnanti però da 4 gendarmi, il cui compito era mantenere l’ordine. Giunti alla piazza del Paese, in cerchio e per mano, con al centro ovviamente la regina della festa, intonavano canti per poi fare un “girotondo” per rendere omaggio alla Zinghenesta!

Finito il ballo di gruppo, i Matiei si davano il cambio per ballare con la Zinghenesta sulle note di polke e valzer. La festa era ormai iniziata, le danze continuavano e gli assassini cominciavano così a rubacchiare in giro, visto che tutti erano distolti dalla Bellezza dei balli delle maschere.

El caoron Spion però faceva la spia e avvisava i gendarmi che arrestano i colpevoli, rinchiusi poi in una casa nelle vicinanze.

Il corteo della Zinghenesta è ormai lontano, i gendarmi decidono di liberare gli assassini e cominciano tutti a ballare, seguendo la musica e la Zinghenesta. Finita la rappresentazione, tutto il corteo si spostava nelle frazioni del paese o nei paesi limitrofi, portando la gioia del Carnevale ovunque danzasse la Zinghenesta!

Bibliografia e Riferimenti

  • Viva Viva carnevale, vol II ” Cante al Signor” collaborazione I Belumat-M.Trevissoi con tavole a colori di Antonio Fiabane
  • Eduardo Casal, La Zinghenesta, tipografia Pietro Fracchia, Belluno 1899
  • Lazzaris, Li gran dafai de tut el temp de l’an; Matez de Gigio Lazzaris da Zelat, Tipografia G. Lise, Agordo 1931
  • Edoardo Luciani, L’anno, le ricorrenze religiose e civili, le stagioni, le occupazioni varie (Studio del Comune di Forno di Canale) Concorso A.I.M.C 1960/61, Tipografia Vescovile, Belluno, 1962
  • Gianluigi Secco, Mata, la tradizione popolare e gli straordinari personaggi dei Carnevali delle montagne venete, Belumat Editrice da Grafica Antiga Cornuda, 2001
  • Ballo zinghenesto, scritto da Eduardo Casal a fine Ottocento (1890)